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Enrico Perotto

L’artista ha davvero nelle mani la sapienza antica dello scultore che lavora “per via di levare” e che ha eletto la pietra a simbolo primigenio del legame stabile e duraturo tra l’uomo e la terra, oggi trasformatosi profondamente, se non addirittura scioltosi del tutto.

Aletti opera su frammenti organici del mondo minerale, ne conserva i “segni” specifici della loro individualità materiale e vi intravede la possibilità di un altra esistenza, quella speciale di “segni” comunicanti, con cui l’osservatore può entrare in rapporto tattile, esprimendone così compiutamente la bellezza delle superfici ora fluide e lustre, ora scabre e solcate da textures misteriose.

Daniele Aletti scolpisce i materiali lapidei da lui prescelti con un innato trasporto per la politezza attraente dell’intaglio e la gradevolezza delle venature, in specie di quelle marezzate di giallo oro.

Daniele sorprende l’occhio dell’osservatore con il gioco illusorio della combinazione degli opposti: pieni/vuoti, luci/ombre, leggerezza/pesantezza, liscio/ruvido, tattile/visivo, e così via, in un continuo andirivieni di rimodulazioni dei frammenti organici del mondo minerale, comunicandoci il senso vitale e individuale della pietra, con cui siamo invitati a entrare in contatto, non solo per rivivere il nostro legame con la natura, ma anche per permettere al nostro sguardo di penetrare all’interno delle materie minerali, in modo da potervi scoprire, metaforicamente, specifiche caratteristiche formali, specchio della nostra personale interiorità.